Ballo del Ceppo

21 Dicembre 2018

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    CITAZIONE
    Ballo del Ceppo 2018.
    Welcome to my dark side, it's gonna be a long night.

    Povera Prefetta. Faccia di Perfida Porcellana. Emarginata da ogni persona di Hogwarts. Per niente piacevole. Rompipalle. Portati su un angolo della sala, per non incontrare i presenti.
    Non erano parole, ma nemmeno pugni o incantesimi. Bruciavano però, come ferite appena aperte. Sangue non fuoriusciva, lacrime nemmeno. Price l’aveva colpita là dove era possibile scorgere la sua unica vulnerabilità, la realtà dei fatti. Perché a prendere le sue difese non sarebbe accorso nessuno, nemmeno Peregrine che a pensarci, era stato messo da parte tutta la serata. Si soffermò più su quel pensiero che sul contenuto degli insulti, non dandogli minimamente peso.

    Mentre i due Grifondoro si allontanavano divertiti, riuscì soltanto a dire. Dieci punti in meno a Grifondoro per le offese, Price. Fu secca, senza far trasparire l’amarezza che a poco a poco risaliva dal suo cuore e pervadeva ogni sua cellula. Sentiva i colori del mondo venirgli in meno, ma era serena. Non aveva ceduto all’infantile bullismo dell’ennesima persona che la giudicava senza conoscerla, cosa che in passato sarebbe accaduta eccome. Era rimasta impassibile a quelle parole, ma sotto la sua maschera qualcosa non era tutto a posto come sembrava. Sentiva delle crepe in viso, sul petto, ovunque. D’altronde come una bambola di porcellana, era fragile e si stava rompendo in seguito ad un urto con la dura verità. Quante volte l’avevano chiamata così. Eppure l’insieme di quelle offese gratuite le sembrava un peso insostenibile che le gravava addosso. Le ripeteva come un mantra, le sentiva bussarle nel petto ad ogni battito, rimbombavano le parole di Price e buttavano giù tutti i pensieri che trovavano. Non le aveva messo le mani addosso, non l’aveva criticata e non aveva ceduto alle provocazioni. Un atteggiamento esemplare, ma non poteva averla vinta. Spostò lo sguardo in direzione del professor Crane, intento a parlare con l’infermiera. Senza pensarci due volte, prese ancora una volta a camminare verso di lui. Era chiaro cosa volesse fare, quando fu interrotta da una luce che le finì addosso. Non si era accorta di nulla, si ritrovò una corona in testa, fragorosi applausi che le piovevano addosso cancellando i residui dello scontro con Price. Era stata eletta reginetta del ballo e non sarebbe mai arrivata dal professor Crane. Era stata eletta reginetta del Ballo del Ceppo, senza saperne il perché visto che aveva ballato poco o niente e che stando a quanto le aveva ricordato prima l’odiosa Grifondoro, era detestata da tutti. Cosa rappresentava la corona che aveva in testa? L’ordine delle cose, la realtà che si contrapponeva al veleno di Price. Sorrise, svelando i suoi denti bianchi come il latte e divertita. Era la prima volta che si aggiudicava il premio, ma non era quello che la entusiasmava. Era il riflettore che le schiariva le idee e scacciava le ombre generate dal bullismo ricevuto, la corona che sulla testa faceva trasparire la sua eleganza e regalità, ai molti sconosciuti. Quanti occhi l’avrebbero vista con disprezzo ed invidia, ma anche quanti con ammirazione e stupore. Su questi ultimi doveva focalizzarsi, perché quelli sarebbero stati il motore per lasciar perdere Price, Le Monde, Nott e Watson e pensare al futuro. Si avviò verso il centro della pista, seguendo con lo sguardo l’altra luce che designava il suo principe per quella sera. Non aveva sentito il nome per via del momento che l’aveva vista regina, ma la luce non poteva essere equivocabile.

    Puntava Watson, o meglio, il suo cavaliere. Si stava nascondendo, probabilmente dall’imbarazzo ma forse anche per causa sua. Era diventato il migliore amico di Watson, dopotutto. E Peregrine? Dove era? Lo cercò con lo sguardo poco prima di raggiungere il centro della pista. Sentiva di averlo trascurato tutta la serata, ma in parte di averlo salvato dal giudizio altrui che lo vedeva sempre in negativo come suo servo. Lontani da lei, maghi e streghe sembravano più felici. Vicini erano come Kumar nel preciso istante in cui si rivolse a lei. Vinta la timidezza, il Tassorosso pianto gli occhi su di lei. Lei che sorrideva, serena, sicura di sé. Era il ruolo da regina quello da interpretare e dovevano essere convincenti per i loro simili. Per un attimo gli parve di poterci vedere dentro le iridi scure di Nadeen e ci rivide il preciso istante in cui sul treno di Hogwarts del loro quarto anno, avevano parlato per la prima volta e faccia a faccia dopo tanti e tantissimi anni. Nadeen, con la sua spontaneità e bontà d’animo, era stato uno dei pochi a non lasciarsi intimorire da lei. Ci avevano pensato però le sue azioni, a farlo scappare via e convincere come gli altri che lei fosse un mostro. Proprio per questo, con lui anche lei abbassò lo sguardo, togliendo il sorriso e facendo un respiro profondo. Non pensò alle facce che potevano fare Jane, Price o Le Monde. Dimenticò persino le loro parole e l’esito della serata. Lasciò perdere anche Peregrine, e persino i ricordi su Kumar. Nel momento in cui la strinse, percepì come una scossa che la animò. Lo seguiva nella danza, erano molto composti. Lo guardava, al contrario di lui. Gli era andata proprio male, ritrovarsi con Emma Bell la più odiata, ma regina. Per non parlare poi di come ci era rimasta basita quando all’inizio serata aveva proposto proprio a lui e Jane di ballare insieme, e lui aveva usato la scusa dei tramezzini per rifiutare l’invito. Era chiaro, la detestava come gli altri e sognava che al posto suo ci fosse Jane. Ma che fare? Di sicuro una uscita plateale sarebbe stata sulla bocca di tutti, ed allora ecco che la regina del Ballo del Ceppo distese il volto e sorrise, lasciandosi trasportare dal Tassorosso.

    Tranquillo, non durerà a lungo. Cercò di rincuorarlo, visto che sembrava ne soffrisse particolarmente manco stesse avendo a che fare con un Basilisco. Aveva forse paura di esser ucciso o pietrificato dal suo sguardo. Cercò di rompere il ghiaccio e le distanze tra loro, perché avvinghiati e conciati in quel modo non potevano fare altrimenti. Voleva rendergli meno pesante quella fatica, e di sicuro sarebbe stato più imbarazzante il silenzio tra loro. Però sono contenta di vedere che sei bravo. Lo ammise con un bel sorriso, sperando che continuasse così senza farsi prendere dal panico. Insomma, al momento non mi hai ancora pestato un piede.
     
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    Gli occhi si assottigliarono ancora mentre permetteva al suo sorriso di allargarsi e sollevava il bicchiere per compiere quel brindisi. Per essere un uomo che sulle spalle sorreggeva a stento un passato pesante, legato al suo petto con dure, consunte catene, a volte quel che diceva aveva un sapore fin troppo ingenuo. Sperava che non lo odiasse o disprezzasse, aveva detto, ma nemmeno la conosceva; di quella loro strana, abbozzata amicizia avevano appena cominciato a sfiorare la superficie con le dita, e poi, in fondo, perché avrebbe dovuto importargliene? Davvero ci teneva a sentirsi apprezzato in mezzo agli altri. Ed era sorprendente, non solo perché di solito, o almeno così Mélanie immaginava, con l'andare degli anni la soggezione circa l'opinione altrui perdeva forza, bensì soprattutto perché tutti i dolori che aveva attraversato, non sembravano essere riusciti a rendere cinico il suo cuore. Non sapeva se questo significasse che nel suo cuore abitava un coraggio impossibile da spegnere, o se semplicemente indicasse una qualche romantica, infantile forma di stupidità. In ogni caso non trovava la cosa spiacevole, non ancora. Il giorno seguente, al risveglio, avrebbe potuto rendersi conto di aver cambiato idea.
    - Troppa fatica odiare o disprezzare - controbatté dopo aver preso il primo sorso. Se avesse potuto udirla Lucille, a quel punto con ogni probabilità sarebbe scoppiata a ridere.
    L'offerta di Aiden la mise a disagio, inutile negarlo, pure se fece il possibile per nasconderlo. Si schiarì la voce, fissò per qualche secondo l'orlo del bicchiere, immersa nei propri pensieri. Dopodiché tornò con gli occhi su di lui e la sua espressione era di scuse.
    - Mi dispiace, Aiden, io... ho molto da fare. Ma magari un'altra volta, mh? - cercò di sorridergli incoraggiante, non voleva che si rabbuiasse, perché se fosse accaduto avrebbe segnato un triste finale di serata per entrambi.
    Il rifiuto non era dovuto a un problema particolare con Aiden, assolutamente no, era solo che Mélanie era abituata a difendere la pace degli ampi spazi che aveva spianato attorno a sé, inoltre l'indomani avrebbe avuto un dannato bisogno di lavare via i residui di nervosismo che quell'evento sociale le aveva scatenato dentro.

    Edited by Mythesis - 13/1/2019, 08:44
     
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    Melanie rifiutò il suo invito, come era facile ipotizzare succedesse, non si conoscevano e la richiesta di Aiden poteva sembrare decisamente troppo intima, come un appuntamento galante, cosa che non voleva essere.
    Non che non trovasse la nuova infermiera attraente, ma il professore non era di certo in cerca di una relazione sentimentale o semplicemente fisica, anche se entrambe le cose sembravano cadergli addosso come vestiti fatti su misura.
    Annuì, senza sorridere o mostrare espressioni di natura alcuna, mostrando semplicemente la pallida e fredda immagine di ciò che si contorceva nelle sue viscere.

    Non hai alcuna necessità a mentire con me Melanie, davvero

    Questa volta sorrise leggermente, per mascherare la sua capacità di riconoscere le menzogne nella gente, allenata in anni di lavoro come Auror, maturata da una sua naturale predisposizione fin dai tempi dell’adolescenza.
    Non ritenne nemmeno necessario sottolineare la natura amichevole del suo invito, non serviva e non aveva di certo paura di far credere di averci provato, non erano di certo quelle le preoccupazioni che albergavano nella sua mente, decidendo di cambiare subito argomento, come aver archiviato quel rifiuto come la più naturale delle evoluzioni.

    Cosa ti ha portato ad accettare questo incarico?

    Forse sarebbe stato più semplice superare l’imbarazzo dell’infermiera, portandola a parlare di se in qualcosa di non troppo personale, una domanda a cui fece seguito un lieve silenzio, accompagnato da un sorso più lungo del dovuto della sua bevanda.
    Aveva capito una cosa di quel posto, Hogwarts poteva esser visto come un rifugio per tutti gli studenti, un trampolino di lancio per carriere e vite importanti all’interno del mondo magico, ma per gli adulti che li risiedevano, la scuola di magia e stregoneria era una tana in cui proteggersi e guarire, un luogo dove ripartire o semplicemente un nascondiglio dove poter sparire per sempre, si chiese cosa fosse Hogwarts per Melanie e la domanda fluì fuori dai suoi pensieri, prendendo forma e voce senza timore di sembrare scortese.
    Nel corso della sua vita, Aiden aveva sempre limitato al minimo i rapporti interpersonali, ma negli ultimi anni era stato costretto o portato a cambiare questa sua natura, una novità che aveva dovuto accettare per non lasciarsi trascinare a fondo, ma che aveva continuato ad affrontare a suo modo.

    Sei qui per ripartire o nasconderti?

    Sapeva di aver superato un limite consentito dall’umano buon senso, ma il tempo era da sempre visto dall’ ex auror come la cosa più preziosa del mondo e non ne avrebbe sprecato un singolo granello per paura di mal figurare di fronte a sconosciuti
     
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    A Nadeen dispiaceva che Emma si fosse ritrovata a ballare proprio con lui, che aveva la grazia innata di una giraffa ubriaca e prendeva contro almeno ad un mobile al giorno. Senza contare che era piuttosto certo di avere le mani sudate e la camicia ancora fuori dai pantaloni. La cravatta se l'era aggiustata? Forse sì. Almeno così credeva. Nulla a che fare con lei, che era bella e raggiante sotto i riflettori, sicura quando lui non lo era. Si era lanciato in quel ballo con incoscienza, senza pensarci troppo e cercando di apparire più a suo agio di quanto non fosse.

    Dopo i primi passi fu Emma a rompere il silenzio, parlandogli piano, con una strana gentilezza. Forse non era sembrato così sicuro come sperava, e il suo nervosismo era stato notato dalla ragazza - probabilmente l'aveva sentito nella rigidità delle sue spalle, dove lei lo stava toccando, o nelle mani sudate. Sicuramente nelle mani sudate.

    Insomma, al momento non mi hai ancora pestato un piede, disse lei, con un sorriso nella voce. Nadeen voltò lo sguardo verso Emma e divenne nuovamente consapevole dei propri piedi che, fino a quel momento, aveva mosso in modo istintivo e senza troppi pensieri, concentrato più sulle sue mani e i punti in cui stava toccando la ragazza. Finì per prendere contro alle scarpe di lei; non le pestò i piedi, ma ciò bastò per fargli perdere il ritmo, seppur per pochissimi istanti, e avvicinarsi involontariamente a lei.

    Scusa, bisbigliò piano, con una lieve smorfia e il cuore che gli martellava nel petto. Aggiustò la presa su Emma e fece due profondi respiri, continuando a ballare e seguendo la musica terribilmente lenta e romantica. Il ritmo sembrò aumentare, andando verso il ritornello, e Nadeen pensò di mettere in pratica una delle semplici mosse che aveva usato con Jane Watson quella serata, quando avevano ballato in modo spensierato e quasi buffo.

    Ti faccio girare, la avvisò a bassa voce, deciso e concentrato, per poi cambiare la presa sulla sua mano e farle fare una piroetta. Nadeen rilasciò un sospiro, nel vederla roteare con la corona scintillante in testa, e si ritrovò a sorriderle con gentilezza. Stava cercando di ignorare il resto della sala, pensando solo a quel momento. Per quella serata avrebbe trattato Emma Bell come una ragazza qualsiasi, cercando di accantonare tutta la storia con Jane, senza pensare a quello che avrebbe potuto dirgli Luke per avergli rubato la ragazza, anche se non era stata di certo una sua iniziativa.

    Riavvicinò la ragazza, continuando a ballare con più scioltezza e meno rigidità nei movimenti. Te l'aspettavi? si ritrovò a chiederle dopo qualche secondo, piano, quasi sussurrandole nell'orecchio. Io no. Cioè, di vincere- Voglio dire-, si bloccò, perdendo un attimo il filo del discorso perchè stava cambiando direzione. Non aveva idea di dove stesse andando, probabilmente stavano girando in tondo, non stava prestando molta attenzione. Te , ma io non pensavo di ricevere voti per questa cosa, riprese, in tono quasi colloquiale.
     
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    Serpeverde
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    Nella mezz’ora successiva Jane si scatenò, dando libero sfogo a tutte le energie compresse dall’inizio della serata. Ballò come se non ci fosse nessuno a guardarla, ridendo e facendo strane facce con Nadeen, che nel frattempo si era sciolto e a sua volta si era lasciato andare. Le sembrava di non essersi mai divertita tanto in vita sua, non avrebbe mai pensato di essere una ragazza da “discoteca”, ma forse quella serata era particolare.
    Dopo aver dato fondo a tutte le energie rimaste, fu grata internamente ad Adam Knight, presentatore della serata, per aver fermato la musica, dandole finalmente un attimo di respiro. Ancora accanto al compagno Tassorosso ascoltò distrattamente la nomina di re e reginetta del ballo. Non fu tanto il momento dell’annuncio in sé ad agitarla, anche perché non stava ascoltando, ma gli instanti a seguire.
    Nadeen prese ad usarla come scudo per ripararsi dal faro incantato che lo aveva catapultato al centro dell’attenzione ed involontariamente ci aveva spinto anche lei. Ridendo diede uno spintone all’amico per mandarlo al centro della pista da ballo, incurante, ancora per poco, degli sguardi che gli studenti intorno a loro le lanciavano.

    Non mi far fare figuracce Kumar. gli disse a mezza voce mentre il compagno si allontanava da lei con la faccia di uno che avrebbe voluto vaporizzarsi in quell’istante Mani, dondolare e ogni tanto giravolta.... gli suggerì.

    Prima di rendersi conto di quanto stesse davvero accadendo, Jane si sentiva come una mamma che porta il figlio al suo primo saggio scolastico, orgogliosa e agitata, sperando che il figlio dia il meglio di sé. In realtà, ciò che Kumar ancora non sapeva, era che Jane stessa aveva votato affinché lui diventasse re del Ballo, un po’ per quella che doveva a suo parere essere una “terapia d’urto”, e un po’ perché non aspettava altro che percularlo per i mesi a venire per quel lento ballato con non si sa chi.
    Mentre pensava alle battute che avrebbe potuto fare al suo amico una volta tornato da lei, la Serpeverde mise a fuoco la dama, la Reginetta di quel momento e si ritrovò a schiudere le labbra in una posa di sano stupore. Intendiamoci, non la sorprendeva affatto che avesse vinto la Bell, che sicuramente per bellezza ed eleganza non aveva eguali, ma la mandò completamente in confusione il fatto che stesse ballando con Nadeen. Sebbene coscientemente Jane avesse votato per Nadeen come re, non aveva mai davvero pensato alla concreta possibilità che finisse per essere eletto sul serio o comunque con la Bell al suo fianco.
    Pensieri confusi e funesti si fecero largo in quel marasma di emozioni che la Watson provava in quel momento. Emma aveva fascino, un fascino talmente forte e subdolo che non ci si accorgeva nemmeno di esserne catturati. Lei stessa per anni era stata al suo fianco nutrendosi di quel fascino così persuasivo. E se quel lento di pochi minuti fosse bastato alla Bell per irretire l’amico Tassorosso? Jane si sarebbe trovata di nuovo sola, senza l’unica persona con cui era riuscita davvero a legare nell’ultimo anno e di cui non riusciva a fare a meno. Non c’era ricreazione o pausa pranzo o pomeriggio di studio in cui la bruna Serpeverde non andasse in cerca del compagno Tassorosso per passare del tempo insieme. A volte si era addirittura preoccupata di asfissiarlo, quindi aveva spezzato la routine passando molto più tempo con la sorella o a volte con i compagni di Quidditch, ma non era la stessa cosa. Nadeen la completava, era quello che riusciva a sdrammatizzare, a calmarla nei momenti di panico, a tenerla tranquilla quando avrebbe voluto uccidere qualcuno e, anche se i due non se ne rendevano conto, probabilmente anche per Kumar era la stessa cosa. Se lui aveva insegnato la calma e la pazienza a Jane, lei gli aveva insegnato a rispondere a tono quando necessario e a far valere le proprie ragioni.

    Il sorriso che aveva avuto stampato in volto fino a pochi istanti prima si spense lentamente, a ritmo con il lento che il gruppo sul palco stava suonando il onore dei due neo-eletti Re e Reginetta. Mentre diventava mano a mano consapevole di quanto stesse accadendo, percepì su di sé numerosi sguardi, quindi cercò di darsi un tono, ma con risultati davvero scarsi. Probabilmente chi le stava intorno pensava che ci fosse rimasta male per non aver ottenuto la corona, ma il problema anon era assolutamente quello. Presa dallo sconforto e dal disagio di essere stata messa per riflesso al centro dell’attenzione, Jane fece per allontanarsi. Le dispiaceva non essere lì per godersi il momento di gloria del suo migliore amico, ma tutta la situazione la stava mettendo in una posizione in cui non voleva stare. Stava per prendere l’uscita, quando incontrò alcuni suoi compagni di Quidditch, o meglio, camminando a testa bassa, prese in pieno Gordon Nichols che, ricevuto il colpo, barcollò un istante, ma riuscì subito a riprendere l’equilibrio. Con lui c’era la sorella Olivia, accompagnata da un ragazzo che Jane non conosceva dell’ultimo anno dei Tassorosso, e alcuni loro compagni di gioco, mentre a poca distanza Jane vide anche Sarah, l’ex-capitano dei Serpeverde Edward, più alcuni elementi delle altre squadre, come Micheal Aaron Ashton e Mawuli Mwangi. Ancora più il là Kendall stava tenendo un comizio sul perché avrebbe dovuto vincere la corona al posto della Bell, palesemente piccata per quell’affronto che le era stato fatto. Sembrava che metà dei giocatori di Quidditch della scuola si fossero riuniti in quell’area della Sala Grande.

    Frena i motori Watson, già di ritorno al dormitorio? le chiese Edward.

    Jane avrebbe voluto dire qualcosa di sensato, ma la presenza di tutte quelle persone le impedì di aprire bocca perché ognuno volle salutarla a modo suo.

    Sì Watson, la festa non é finita... le disse Gordon dopo aver ritrovato la stabilità su entrambi i piedi E ancora la mezzanotte non é scoccata.... Va bene che sei una schiappa a Quidditch, ma speravo che almeno gli incantesimi di trasfigurazione ti riuscissero! proseguì la sorella Olivia, ma la battuta venne completata nuovamente da Gordon La carrozza già si sta ritrasformando in zucca? concluse quello ridacchiando e guardando complice la sorella.

    Anche Jane rise, quel siparietto l’aveva distratta dai suoi pensieri, poi tutti quei visi familiari l’avevano tranquillizzata, lì non si sentiva giudicata.

    Il lento era appena iniziato, dopo poco diverse coppie di erano unite ai due “regnanti”, così anche Edward prese l’iniziativa e trascinò Sarah sulla pista da ballo, invitando a seguirli anche gli altri.

    Venite? chiese mentre si allontanava.

    Olivia venne invitata a ballare dal suo cavaliere e in quel punto della Sala rimasero solo Jane, Gordon, Ashton e Mwangi. Questi ultimi due presero a guardarsi intorno spauriti, come se avessero paura di venire costretti a ballare, così, chiacchierando delle partite a venire, si allontanarono diretti al tavolo delle vivande, il più lontano possibile dalla pista da ballo.
    Fu a quel punto che Nichols tornò a rivolgersi a Jane, forse per non rimanere in quel silenzio imbarazzante di chi si é incontrato per caso e non sa come salutarsi.

    Stai bene vestita così. le disse Pensavo che ormai non riuscissi più a toglierti la divisa da allenamento. continuò ridendo, soddisfatto della sua battuta.

    Jane non si offese, anzi stette al gioco e rispose Grazie Nichols... anche tu stai molto bene. Certo, trovo che gli occhi neri che ti fai in partita ti donino di più, ma anche così non sei male.

    Effettivamente il compagno di gioco si era appena rimesso da un brutto occhio nero che si era fatto durate uno degli ultimi allenamenti perché si era scontrato con sua sorella. Aveva in qualche modo cercato di nascondere la stupidità dell’incidente al resto della scuola, ma non ci era chiaramente riuscito e tutti lo prendevano in giro per questo. Così ben vestito e tirato a lucido la Watson aveva per un istante faticato a riconoscerlo subito dopo averlo investito. L’estate aveva cambiato l’aspetto di molti di loro e Gordon aveva cominciato a sembrare più maturo, i tratti del viso più definiti e, senza dubbio, aveva maggiore cura di sé. In occasione del Ballo si era sistemato i capelli ricci tenendoli fermi con quello che sembrava essere gel, mettendo in mostra i grandi occhi scuri, tipici dei fratelli Nichols.

    Ha Ha, molto divertente Watson, davvero, sei uno spasso. le rispose lui con un’espressione scocciata.

    Entrambi risero e per qualche istante ci fu un silenzio imbarazzato in cui nessuno dei due sapeva se parlare o stare zitto. Jane stava già per salutarlo e riprendere la strada per il dormitorio, ma prima che lei potesse aprire bocca lui le chiese Non é che ti andrebbe di ballare con me? fece una breve pausa e poi riprese Insomma... sì... tentò di dire sempre più impacciato Se hai ancora tempo prima che la carrozza si trasformi in zucca. concluse.

    Va bene Nichols... disse in risposta Jane, non sapendo in realtà perché stesse accettando quell’invito Ma se mi pisti i piedi, la prossima volta che giochiamo in partita ti arriva un bolide in fronte... poi altro che occhio nero. disse per poi cominciare a ridere.

    Il suo nuovo cavaliere si allentò leggermente il cravattino, prese la mano che lei gli offrì e la portò alla pista da Ballo. Contrariamente a Kumar, Nichols sembrava essere più sicuro di sé nell’approcciare le ragazze, quindi, dopo averla presa per i fianchi, pur mantenendo una certa distanza, cominciò a dondolarsi su un piede e sull’altro a ritmo di musica, guidando Jane nel fare lo stesso.
     
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    Ballo del Ceppo 2018.
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    Si pronunciò troppo in fretta ed il piede di Nadeen finò contro il suo. Non avvertì né dolore né fastidio, ma una strana sensazione che con l’avvicinamento del Tassorosso a lei divenne più intensa. Si sentì viva, vera e spontanea. Libera dai laberinti celebrali che siamo soliti farci per sopravvivere alla quotidianità, per dimostrare a noi stessi che siamo persone stabili ed impavide. Sentì qualcosa proprio al centro del petto pulsare, come se qualcuno o qualcosa stesse bussando su di lei senza passare prima per la testa. Una voce le stava suggerendo che non aveva bisogno di nessuno, ma sentì come di non poterne fare a meno di essere lì in quel momento. Girò su se stessa e le parve che con lei girasse anche il mondo. I colori e le forme mutavano, così come la disposizione degli organi interni e a un certo punto le parve di smarrire la ragione. La perse forse in un angolo della Sala Grande, ben distante da loro: stava ballando con Nadeen Kumar incurante di Watson, Peregrine ed ogni mago e strega presenti. Volteggiava e si lasciava guidare dalla musica, ma forse più da quell’emozione che l’aveva pervasa da pochi attimi. Il Tassorosso si rivolse a lei, rompendo l’idillio che si stava creando quando in quella determinata stagione le parole sarebbero state troppo deboli.
    No, non me lo sarei mai aspettato. confessò serenamente al compagno, posando il suo sguardo su di lui in quel preciso istante. Evidentemente sono meno detestata di quanto temessi.

    Era stata un’ammissione, una percezione esternata così a pelle, d’altronde non era il cervello a parlare più per lei. Aveva usato delle parole ben precise. Aveva confessato che si sentiva detestata, non odiata, era un’altra cosa. Sentiva il disgusto misto alla puzza di quei codardi che dietro armature di malignità combattevano in prima linea nella guerra quotidiana verso il loro prossimo. Perché tutte le volte che Emma era stata crudele, lo riconosceva d’esserlo stato, si era anche chiesta il perché ed il prezzo lo aveva accettato caro. Spesso e volentieri, gli altri con lei lo erano infondatamente sulla base di quanto accaduto con Jane. E lo stesso Nadeen, non era forse l’ennesimo studente che l’aveva giudicata senza interpellarla e ascoltando solo la campana di Watson? A sostenerla come reginetta sicuramente le sue Serpeverdi, ma onestamente la corona in testa doveva aver contato il voto di anche qualche altro mago e strega.
    Non stupirti di essere qui e pensa che sei dove devi essere, invece. Si ricompose e spostò l’attenzione su di lui. Non è poi così importante sapere perché ti hanno eletto re, lo sei e basta. Non ci sarà nemmeno un motivo dietro questo, non ci troveremmo qui altrimenti. Si pronunciò non scostando di mezzo millimetro gli occhi azzurri dal viso del Tassorosso. Sei re per una sera. Tutto il resto, non conta.
    Sprigionò un sorriso, nonostante la persona con cui stesse ballando fosse stata anche una delle poche ad averla ferita con la sua scelta di stare vicino a Watson.
     
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    Il lento del Re e della Reginetta non coinvolse solamente le due piccole teste coronate ma, pian piano, con sempre meno timidezza, altre coppie si unirono a loro. Nonostante un primo momento di imbarazzo, in molti sembrarono aver apprezzato quell’iniziativa, tanto che presto la pista da ballo venne completamente invasa da coppiette più o meno recenti, di amanti e di amici, che decisero di completare quella serata come si deve.
    Appena il brano fu terminato ed ogni musicista ebbe abbassato il proprio strumento, la Preside McGranitt fece nuovamente la sua apparizione sul palco al posto di Adam Knight, che si era confuso nella folla insieme ad una ragazza di Grifondoro per ballare a sua volta quel lento.

    La serata volge, purtroppo, alla sua conclusione, disse la Preside con un sorriso armonioso per richiamare l’attenzione di tutti i presenti. Ringraziamo i nostri meravigliosi musicisti per averci accompagnato in questa magica serata. Inoltre, vorrei ringraziare anche voi studenti per esservi comportati in modo impeccabile. Non mi aspettavo nulla di meno da voi, continuò e congiunse le mani sul ventre con un gesto elegante. Possiamo dire concluso il Ballo del Ceppo duemiladiciotto. Vi invito a tornare tutti ai rispettivi dormitori augurandovi un Buon Natale e un sereno ritorno a casa. Ci vedremo di nuovo a Gennaio con la consueta ripresa delle lezioni, concluse, poi si voltò e scese dal palco con la sua solita grazia ed eleganza.

    Un caldo applauso accompagnò l’uscita di scena della McGranitt, mentre i primi elfi domestici cominciavano a fare la propria comparsa agli angoli della Sala, impazienti di riordinare ed andare a coricarsi per il gran lavoro svolto quel giorno.
    Il soffitto stellato della Sala Grande si fece mano a mano più buio, mentre anche le candele che illuminavano il luogo si affievolivano, come a voler invitare gli studenti a ritirarsi nei rispettivi dormitori.
    C’erano alcuni che sembravano non aver una gran voglia di andare a dormire, mentre altri presero la porta appena finito il discorso della Preside, quasi correndo. Gli ultimi ad uscire furono i ballerini, forse perché ancora presi da quel momento magico che era stato per loro l’ultimo ballo. Per molti di loro la festa sarebbe continuata nelle rispettive Sale Comuni, con il complice consenso dei Prefetti che avrebbero chiuso un occhio, o anche tutti e due, come regalo di Natale per i propri compagni di Casata.

    Grazie a tutti per la partecipazione, ci vediamo al prossimo evento!

    Punti esperienza guadagnati:

    Catherine Nott: 14 pe
    Elijah Nott: 6 pe
    Jane Watson: 9 pe
    Aiden Crane: 12 pe
    Hulda Blom: 3 pe
    Luke Peregrine: 4 pe
    Nadeen Kumar: 9 pe
    Emma Bell: 8 pe
    Kimberly Allen: 1 pe
    Poppy Price: 9 pe
    Melanie: 4 pe
    Lucas LeMonde: 8 pe
    Stephen Walsh: 5 pe
     
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