New year's wish

Charles & Alice

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    Non era mai stato a casa di Alice. In effetti, prima di allora, non aveva avuto nessun motivo per essere invitato o per recarsi da lei. Aveva una coinquilina babbana, da quel che sapeva, gli sarebbe piaciuto vederla anche solo per curiosità. Il Medimago indossava un completo nero semplice ma elegante, sotto il solito cappotto lungo ed una sciarpa stretta al collo. Osservava il portone, stringendo tra le mani un grande mazzo di rose rosse.
    Da quando Alice gli aveva dato in dono quella penna, lui non era riuscito a smettere di pensare a che dono avrebbe potuto portarle. Non voleva farle un regalo esagerato, avrebbe solo creato disagio in Alice per la semplicità del suo. In più, gli mancava quella spontaneità che aveva avuto la ragazza nel pensarlo.
    Quando aveva sistemato la penna nella tasca del camice sul suo petto, si era guardato allo specchio ritrovandosi a sorridere ed imbarazzandosi da solo. Ogni tanto andava con la mano ad assicurarsi di non perderla tra le corsie dell'ospedale, rendendolo più ansioso del solito. I suoi colleghi se ne accorsero punzecchiandolo per bene.

    Stava aspettando che Alice gli aprisse la porta. Le aveva detto che sarebbe passato a prenderla, così da presentarsi insieme alla festa. Tutti i suoi ex compagni di squadra avrebbero sicuramente pensato che quella sarebbe stata una sua nuova e giovane conquista, ma che avrebbero detto del suo aspetto? Charles non poteva dire di non aver notato la morbidezza del corpo della ragazza, del fatto che non si curava molto e che non era alla moda come il resto del mondo. Alice era, di certo, molto diversa dalle altre ragazze con cui era abituato ad uscire. Lo sapeva lui, lo sapevano i suoi amici e sicuramente lo aveva intuito anche lei.
    Era una serata importante per entrambi. Il fatto che sia stato anche l'ultimo dell'anno era completamente insignificante. Quella notte, avrebbe mostrato ad Alice verso cosa sarebbe andata incontro se avesse deciso di frequentarlo assiduamente. Passarci una serata, vederlo interagire con i suoi amici e divertirsi insieme. Quella festa a casa del suo amico Blaker, sarebbe stata grande, rumorosa e folle. Da quando era diventato un giocatore professionista, Charles aveva passato il capodanno con loro. Organizzavano delle feste strepitose, con fiumi di alcool, cibo infinito e magia.
    Sperava che quell'anno sarebbe stato più tranquillo, almeno per Alice.

     
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    Quando la Watson sentì il citofono suonare si bloccò di colpo in mezzo al salotto. Con gli occhi sgranati andò a cercare l’orologio appesa alla parete della cucina e vide che era già giunta l’ora dell’appuntamento e lei, come sempre, non era pronta. Non era pronta psicologicamente, ma soprattutto non si era ancora finita di preparare. Scalza e senza accessori girava per la casa come una piccola ape impazzita.

    Deglutì e fece un profondo respiro, andò al citofono e rispose.

    Charles sei tu? Scusami, mi sto finendo di preparare. Saliresti un attimo? Così non aspetti al freddo gli disse attraverso la cornetta e schiacciò il tasto per aprire il portone. Sto all’ultimo piano aggiunse prima di richiudere.

    Come previsto le ansie e le paranoie avevano cominciato ad assillare Alice solo dopo Natale, quando ormai Capodanno si stava avvicinando e con esso anche il tanto atteso appuntamento con Charles Moore.
    Mille volte si era maledetta per aver accettato su due piedi l’invito e altrettante volte si era complimentata con se stessa per il coraggio che aveva avuto. Era stanca di vivere nel terrore di fare delle scelte, ad ormai ventitré anni doveva capire che la vita andava vissuta e non guardata passare. Non ricordava nemmeno l’ultima volta in cui aveva avuto un primo appuntamento in realtà.

    I giorni trascorsi a casa erano stati carichi di allegria, ma sempre e costantemente accompagnati dalla paura che la madre potesse esplodere da un momento all’altro, così Alice non aveva avuto modo di pensare a cosa indossare per la grande serata. Caso aveva voluto che però sua zia Dotty, sorella di Alexis, l’avesse portata a fare shopping come dono di Natale e che le due si fossero scambiate confidenze per tutto il tempo, ognuna parlando della propria vita è delle ultime novità. Dotty aveva una ventina di anni più di Alice, ma era una donna molto giovanile e alla moda, non si era mai sposata e non aveva figli, quindi viziava le nipoti appena ne aveva l’occasione portandole dalla parrucchiera e comprando loro abiti e accessori. Quando Alice le aveva confidato della grande festa a cui era stata invitata, omettendo chiaramente ogni dettaglio riguardate la magia, Dotty era come impazzita e aveva deciso di farle vivere un’esperienza da Cenerentola. L’aveva prontamente portata dal suo parrucchiere di fiducia e le aveva fatto fare un trattamento ai capelli per eliminare il crespo che li tormentava, le aveva fatto fare la manicure, perché a forza di pulire e strofinare aveva tutte le mani rovinate e poi le aveva fatto fare il giro di tutti i negozi di Gallway per trovarle l’abito perfetto.
    Il motto di Dotty era “O fai le cose bene e in grande, o ti ritiri”, quindi ogni tentativo di Alice di comprare un abito poco appariscente fu inutile, ogni sua idea cestinata in due nano secondi.

    L’abito perfetto era di un rosso sgargiante, a tubino, ma arricchito di una serie di volant sulle spalle, per non renderlo noioso. Sicuramente Alice non sarebbe passata inosservata.

    Quando Charles entrò nel loft, trovò una Watson tutta vestita per la festa, ma scalza e arrampicata sulla scaletta che conduceva al soppalco su cui c’era il suo letto. La specializzanda aveva i capelli legati in una bella coda di cavallo che le ricadeva morbida sulle spalle, era ben truccata, ma sempre cercando di dare un’idea di naturalezza, quindi solo una sfumatura di beige i marrone sulle palpebre, un filo di matita e abbondante mascara. Sulle labbra solo un po’ di lucida labbra chiaro, non era sicura abbastanza per osare un rosso sgargiante che richiamasse quello dell’abito. Vista la ricercatezza dall’arbitro non aveva voluto osare con accessori troppo vistosi, indossava solo qualche anello e stava arrampicata sulla scala perché aveva appena recuperato un paio di orecchini molto scopri per illuminare il viso.

    Quando si voltò trovando un mazzo enorme di rose rosse a nasconde il viso del suo cavaliere arrossì e scoppiò in una risata cristallina.

    Ma cosa ti sei messo a fare! esclamò Non dovevi assolutamente.... continuò andandogli incontro per accoglierlo in casa.

    Metto le scarpe e sono pronta... scusa! aggiunse subito dopo.

    Non le piaceva far tardi, ma cercando di essere perfetta per la serata le ci era venuto tutto il pomeriggio a prepararsi e aveva perso la cognizione del tempo.

     
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    Quando Charles salì tutti i piani di quel palazzo a piedi, dovette aprire la porta da solo che era stata lasciata socchiusa per farlo entrare. Lentamente si infilò all'interno cercando con lo sguardo la piccola Alice Permesso... Disse per poi notarla su di una scaletta. Come poteva non vederla, con quel vestito rosso ed il suo fare tutto agitato. Charles alzò il mazzo di rose per nascondere metà del suo viso mentre rideva, ma i suoi occhi esprimevano la stessa aria divertita. Alice Abbassò gli occhi poi andando a posare i fiori sul piano della cucina. Avrebbe voluto cercare un vaso per metterli in acqua, ma la ragazza aveva tutte le sue attenzioni. Non si curò nemmeno di vedere se c'era la sua coinquilina.

    Cercò di raggiungere Alice e fermarla mentre ancora girava scalsa. Le prese un polso facendola frenare, senza però essere aggressivo o farle del male, poi la tirò appena per farla avvicinare a lui. Sorrideva, guardandola dall'alto. Era così piccola e dolce che Charles non poteva non sorridere a quel viso. Alice.. Ripeté a voce più bassa cercando di calmarla. Hai tutto il tempo che vuoi.. Eppure non le lasciava il braccio, continuando a guardarla con chiaro interesse. Sei meravigliosa. Mi piace il rosso Le fece l'occhiolino per poi decidere di lasciarle il polso. Avrebbe continuato a commentare la sua bellezza ed il suo vestito più avanti. Si schiarì la voce e si voltò per guardarsi intorno.
    Il loft di Alice era completamente diverso dal suo appartamento. Sembravano essere due persone completamente incompatibili, così diversi per aspetto e stile di vita, eppure l'uno non riusciva a stare lontano dall'altro.

    Si lisciò i baffi mentre allungava l'occhio verso la cucina. Non c'erano odori strani di roba cucinata dalla sua coinquilina crucca, poteva dedurlo da solo che non era in casa. Sei sola? Chiese comunque, per evitare di dire o fare cose che una Babbana poteva non comprendere. Intanto stava cercando un vaso abbastanza lungo e vuoto.
    Sistemò le rose poi in un po' di acqua in una brocca dal vetro blu. Le rose erano rosse come il vestito di Alice e grandi quanto il pugno di Charles. Le posizionò su di un tavolino al centro. Non sarebbero durate tanto, ma comunque erano carine da osservare. Portò entrambe le mani ad unirsi dietro la schiena, tornando davanti alla porta per attendere che Alice finisse di sistemarsi.

     
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    Con il suo arrivo Charles riportò la calma che Alice sembrava aver momentaneamente perso. Mentre lei girava per la stanza come un’ape impazzita lui posò i fiori sul piano della cucina e la prese delicatamente per un polso, costringendola a fermare quel suo moto perpetuo. Senza scarpe quei venti centimetri di differenza di altezza si facevano sentire tutti e lei si lasciò prendere e guardare come se fosse una bambola. Quel breve contatto l’aveva come stordita, dopo che lui l’aveva lasciata andare lei era rimasta immobile, col le mani appoggiate alle guance, rossa come il suo abito. Charles fece come se fosse stato a casa sua, prese un vaso da una delle mensole della cucina e mise a bagno le rose magnifiche che le aveva portato, per poi mettersi a guardarla con la sua solita posa militaresca dalla porta di casa.

    Non sapeva bene nemmeno lei cosa fare. Ormai gli orecchini erano al loro posto sui suoi lobi e le mancavano solo le scarpe e il cappotto, ma qualcosa la bloccava. Con lo stomaco stretto in una morsa si prese qualche istante ancora per osservare il suo cavaliere mentre l’attendeva.
    Era stato molto dolce e lei non se lo aspettava minimamente. Nella sua testa tutto sarebbe stato molto più freddo e formale, lui la sarebbe andata a prendere con la sua solita galanteria e si sarebbero ritrovati poco dopo davanti alla casa di questo amico. Dentro mille persone, Charles al centro dell’attenzione e lei in un angolo a sorridere e annuire.
    La serata già era partita benissimo e lei non sapeva come reagire, era stata presa in contropiede. Se avesse potuto esprimere un unico desiderio, sarebbe stato di sentirsi felice per tutta la sera come in quell’esatto momento.

    Si riscosse da quei pensieri incoraggiata dal viso di Charles che sembrava sinceramente felice, non le era mai capitato ancora di vederlo in quel modo. In un attimo corse alle scarpe, le infilò, cappotto, borsetta e fu pronta.

    Possiamo andare. disse avvicinandosi al suo cavaliere, ma poi si fermò e fece una piccola corsa in tacchi a spillo fino al tavolo dove erano state appoggiate le rose.

    Ne prese una, ne taglió parte del gambo e poi tornó da Charles. Ridacchiando tra sé e sé gli scostò un lembo del cappotto per infilargli la rosa nel taschino della giacca elegante che portava sotto.

    Ecco ora sei perfetto. aggiunse a mezza voce tutta soddisfatta del suo operato.

    In quei momenti Alice si sentiva un po’ una bambina, nella sua testa quei gesti le sembravano estremamente infantili a confronto con la maturità di Charles e i dieci anni che li separavano. Tuttavia, in quel momento era talmente felice che non le interessava nient’altro che godersi l’attimo. Era la loro serata e non se la sarebbe fatta rovinare da nessuno, tanto meno dalle sue stupide paranoie.

    Il Medimago la scortò fuori di casa tenendola a braccetto, forse per evitare che cadesse giù dalle scale con quei tacchi. Una volta fuori, svoltarono l’angolo e raggiunsero il punto che Alice riteneva sicuro per smaterializzarsi.

    Quando si rimaterializzarono si trovavano davanti ad una casa immensa, una villa di campagna con piscina, tutta illuminata come se fossero ad una prima cinematografica. C’era già un po’ di gente fuori a chiacchierare, probabilmente arrivati lì qualche istante prima di loro. Dalla porta di ingresso aperta proveniva una musica allegra e moderna, estremamente ritmata, insieme con il suono confuso di chiacchiericcio e rumori di stoviglie. Su ogni finestra era stata appesa una festosa ghirlanda natalizia e gli alberi del lungo viale brillavano di luci calde, come di candele, mentre delle vere e proprie candele sospese facevano strada a chi doveva raggiungere il lussurioso edificio.

    Stavano per fare il loro ingresso e Alice sentì la morsa allo stomaco farsi sentire di nuovo. Ebbe un attimo di agitazione e si girò a guardare Charles sorridendo un po’ imbarazzata.

    Sicuro eh? gli chiese quasi in modo retorico, senza però perdere quel timido sorriso.

    La domanda completa sarebbe stata “Sicuro che vuoi presentarti stasera proprio con me, sei ancora in tempo per riportarmi a casa e fare finta che nulla sia successo”, ma le parole le si bloccarono in gola e non poté fare altro che cercare conforto del viso energico del suo accompagnatore.
     
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    Quando Alice si avvicinò a lui con la rosa, Charles le sorrise appena. Sapeva cosa stava per fare, e anche se era contrario, non disse nulla, lasciandola fare. Quella vicinanza, il modo in cui lei aveva scostato il suo cappotto per farsi strada, il profumo di lei che poteva sentire anche se non erano attaccati, aveva uno strano effetto su di lui. Da fuori sembrava una statua, immobile, con la schiena dritta e la testa alta, a guardarla da sopra come se fosse superiore a tutto quello che lo circondava. Ma dentro al suo petto, il cuore batteva più forte ad ogni suo tocco.
    Come già aveva fatto una volta, aprì il suo cappotto in modo da farglielo infilare poco prima di uscire. Non aveva più detto nulla per un po', eppure non si creò il disagio che forse Alice temeva. Non aveva riempito ogni momento di parole, ma camminavano sereni fuori il suo appartamento.

    Quando ebbero raggiunto un luogo tranquillo, Charles lasciò il suo braccio per sistemarsi i capelli e i baffi. Stavano per smaterializzarsi proprio di fronte alla casa del suo amico e doveva essere impeccabile come sempre. Si girò verso di lei guardandola serio per poi fare un inchino chiedendole la mano tendendo la sua, in quello che non poteva essere altro che un baciamano. Charles sembrava proprio il principe azzurro che tutte le ragazze avevano sempre sognato. Dopo averle sfiorato il dorso della mano, si ritrovarono entrambi in un'altro ambiente. Fuori Londra, in un luogo isolato, di fronte ad una casa immensa e colma di gente. Lui sembrava del tutto a suo agio, come se quello fosse il suo habitat naturale.
    La domanda di Alice lo bloccò, per un attimo in confusione. Sicuro di cosa? Avrebbe voluto chiedere, ma non disse nulla. Le sorrise e le offrì il braccio. Non la mano, il braccio era meglio. La mano la avrebbe fatta sentire in imbarazzo perché avrebbe dichiarato a tutti che lei era la sua nuova ragazza, ed in più, attaccandosi al suo braccio, avrebbe avuto più stabilità nel camminare e quindi anche più sicurezza.

    Le porte della casa erano spalancate, ma una volta varcata la soglia, la temperatura sembrava essersi alzata drasticamente. Il salone di quella casa era ampio e spazioso, da una parte una lunga vetrata esponeva la piscina esterna illuminata mentre dall'altra un Dj metteva musica e si scolava un prosecco direttamente dalla bottiglia. Al centro, un tavolo lungo e largo offriva ogni genere di pietanze e bibite. Il proprietario di casa stava dando dimostrazione della sua forza sollevando due ragazze contemporaneamente. Indossava una camicia viola ed un paio di pantaloni bianchi, con sulle spalle una pelliccia candida chiaramente non sua. Quando questo vide arrivare Charles, lo indicò gridando il suo nome.
    Ecco il mio migliore amico! Lasciò le ragazze e si avvicinò a lui andandolo ad abbracciare Scusa se uso il tuo trucco per rimorchiare Disse a voce bassa, ma Alice avrebbe di certo sentito le sue parole. Blaker era un uomo alto e muscoloso, un po' più piccolo di Charles, ma si notava poco. Si voltò verso Alice squadrandola Benvenuta, fai come se fossi a casa tua Le fece un'occhiolino, troppo espansivo. Charles gli posò una mano pesante sulla spalla. Ti presento Alice Non disse nulla su chi quella ragazza fosse per lui, ma si trovava proprio in difficoltà a dire che era solo un'amica. Blaker sembrava aver capito e le sorrise poi lasciandoli soli per occuparsi del Dj che gli stava rubando una sua conquista.
    Charles si voltò, sorridendole Lo so, sembrano tutti strani. Non dobbiamo per forza stare insieme agli altri se non ti va, la villa è molto grande.
    Intorno a loro c'erano tutti giocatori di Quidditch, amici palestrati e tonnellate di ragazze secche, con labbra e seni rifatti, su tacchi vertiginosi e minigonne esagerate. A prima vista sembravano tutte modelle o attrici che facevano di tutto per attirare le attenzioni su di loro. Ma Charles, guardava solo Alice


     
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    La sicurezza di Charles in quell’ambiente così sfarzoso ed eccessivo era disarmante. Alice, aggrappata al suo braccio come fosse un’ancora di salvezza, si fece scortare dentro l’abitazione. Moore non aveva risposto alla sua domanda, ma il fatto che non avesse avuto esitazioni di alcun tipo la faceva sentire più sicura, se si trovava lì con lei forse c’era un motivo.
    Appena entrati i due sfilarono verso un ampio salone in cui si svolgeva evidentemente il rinfresco: tavoli su cui era poggiato ogni ben di Dio erano circondati da una fitta fauna di gente lontanissima dall’ambiente a cui Alice era abituata.
    La Watson era uscita dalla propria comfort zone osando con quell’abito, i tacchi e il trucco, ma in quella casa si viaggiava su tutto un altro livello. Mentre a grandi passi Charles la accompagnava verso un punto specifico della sala, Alice osservava con sconcerto, mascherato con un dolce sorriso, quelle persone così esagerate. Gli occhi azzurri della ragazza si soffermarono su qualche soggetto più simile a lei, ma era evidente che fossero persone esterne a quella cerchia, invitate come accompagnatori come lei e che si sentivano un po’ dei pesci fuor d’acqua.
    La più grande delle Watson aveva appena cominciato a sentire il disagio farsi strada dentro il suo petto, rendendole più faticoso il respiro, quando un ragazzo più o meno della sua età entrò nel suo campo visivo. Quello che dopo alcuni istanti si rivelò essere il padrone di casa, era tutto sommato un bel ragazzo. L’eleganza non era parte del suo stile visto lo strano abbinamento di colori e l’atteggiamento da spaccone che aveva, ma sembrava un bravo ragazzo, amichevole, forse troppo, e apparentemente per niente snob, nonostante la compagnia di cui si circondava. Gli invitati davano tutti l’impressione di trovarsi lì, più che per il divertimento della serata, per dimostrare qualcosa, che fosse la loro ricchezza o la propria popolarità non importava, purché tutti potessero vedere.

    Charles la presentò in maniera abbastanza vaga, ma lei ci fece caso appena, infatti era troppo presa a guardarsi intorno per rendersi conto anche di quello che i due amici si erano detti. Alice non fece nemmeno in tempo a rivolgersi al padrone di casa per ringraziarlo dell’ospitalità perché, come si era avvicinato, se ne andò. Con uno sbuffo, quasi di sollievo, Alice rivolse i suoi occhi cristallini al suo cavaliere. Con un gesto morbido si slacció il cappotto e fece per toglierselo.

    Strani? Pffffff disse fingendo disinvoltura Che vai dicendo... aggiunse con un risolino nervoso Questo é il mio ambiente naturale.... aggiunse sempre meno convinta, ma rimanendo sorridente.

    Charles le piaceva, era evidente, era inutile e sciocco negarlo. Ora che aveva raggiunto quell’appuntamento così atteso non poteva di certo mettersi a fare storie. E poi, addentrandosi un po’ nell’ambiente che frequentava il bel Medimago, sarebbe riuscita a conoscerlo meglio e a capire qualcosa in più di lui... e su quello che lei sentiva.

    Con un sorriso gli appoggiò una mano sull’avambraccio.

    Tranquillo, mi piacerebbe fare un giro... e poi io sono un’intrusa qui, non posso mica dettare legge! disse per chiarire subito come la pensava, senza troppe remore Sono curiosa di conoscere i tuoi amici... aggiunse.

    Mentre si sfilava il cappotto, sentí una presenza avvicinarsi a loro. A qualche metro di distanza una ragazza alta e dal fisico scultoreo si avvicinava a loro con passo cadenzato su un paio di tacchi vertiginosi. Il viso era incorniciato da una lunga chioma castana e mossa, mentre il corpo era strizzato in un abitino nero che lasciava davvero poco all’immaginazione. Se a primo impatto l’insieme faceva un certo effetto, osservandola bene si poteva notare che il viso non era proprio in linea con il resto dell’insieme, infatti la ragazza aveva un naso che sembrava essere stato appiccicato lì per scherzo. Il setto nasale era aquilino e leggermente storto, gli occhi, sebbene fossero di un bel verde smeraldo, erano abbastanza distanti tra loro, il che creava uno strano equilibrio. Non era né bella né brutta, era strana e la perfezione del fisico sembrava voler compensare i difetti del viso.
    Quando fu abbastanza vicina, rivolse ai due nuovi arrivati un saluto.
     
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    Guarava Alice con un sorriso dolce sulle labbra. Sapeva che quello non era il suo ambiente e che quella gente la avrebbe evitata volentieri, ma apprezzava molto il fatto che lei comunque si sforzasse per apparire disinvolta. Tutte le ragazza che con cui era stato erano spocchiose e si lamentavano per ogni cosa. Mentre i suoi occhi erano puntati sulla sua dama, vide Alice puntare qualcuno che si stava avvicinando a loro. Charles con fatica portò anche lui lo sguardo su quella persona, scoprendo che si trattava di Guinevere, la sua storica ex.
    Storica perché era quella che era durata di più e che aveva presentato come sue ragazza ai suoi amici. Non capiva perché si trovava a quella festa, forse aveva puntato un'altro giocatore di Quidditch. Begli amici.
    Buonasera Disse la ragazza fermandosi di fronte a loro. Charles fece un sorriso tirato quando questa posava i suoi occhi su di lui.
    Buonasera Guinevere Si schiarì la voce appena in imbarazzo quando poi le presentò la ragazza con il vestito rosso Guinevere Alice, Alice Guinevere Anche in quel caso evitò di dire che tipo di relazione avevano i due, anche se avrebbe voluto tanto sbatterle in faccia la sua nuova conquista. L'ex di Charles si ravvivò i capelli ed allungò una mano con le unghie perfette e dorate verso di lei con un sorriso smagliante ed un fascino particolare. Non era bella, ma c'era qualcosa nei suoi modi e nei suoi movimenti che ipnotizzava.
    Speravo di poterti vedere stasera. Non abbiamo più parlato dall'ultima volta che.. Lei guardò Alice per un attimo, cercando le parole più adatte ..insomma da una vita Rise poi appoggiando una mano sul braccio di Charles. Lui restò immobile.
    Pensavo ci fossimo detti tutto. Cercò di tagliare corto, ma Guinevere mollò il suo braccio ma non l'osso.
    No, non tutto. Ma magari più tardi, quando i bambini saranno andati a dormire Charles alzò un sopracciglio. Sapeva cosa intendeva. Alice era più piccola di loro e si vedeva. Guinevere lottava contro la sua età da quando aveva compiuto 27 anni e vedere il suo ex con una ragazza così giovane la faceva ingelosire non poco.
    l'incapacità di Charles di essere sgarbato venne meno con quella battuta
    No, non credo proprio Diventò serio. Fissava la sua ex che però sembrava non sentirsi colpita dalla sua freddezza. Piuttosto decise di spostare la sua attenzione su Alice verso il quale fece un sorriso smuovendo di nuovo i suoi lunghissimi capelli castani.
    Sarai sconcertata da tanta ostilità nei miei confronti. Sai noi eravamo fidanzati Charles alzò gli occhi al cielo E adesso ha incastrato te. Da quanto state insieme? Domandò direttamente a Watson. Charles le lasciò il tempo di decidere se rispondere da sola, ma se l'avesse vista in imbarazzo avrebbe salutato Guinevere e si sarebbe allontanato da lei insieme ad Alice
     
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    All’arrivo della ragazza, Alice istintivamente sorrise. Non voleva essere chiusa e risultare antipatica solo perché non si sentiva a suo agio, quindi partì con le migliori intenzioni, sorrise e attese che la ragazza si presentasse. Si stava apprestando a rispondere, ma Charles la precedette e la Watson capì immediatamente che qualcosa non andava. Assistette inerme alla conversazione senza battere ciglio, anche se dentro di lei aveva cominciato a fare due conti su quali fossero o fossero stati i rapporti tra i due e arrivò alla conclusione che non dovevano essersi lasciati bene. Quando Guinevere le tese la mano dalla manicure perfettamente eseguita, Alice le diede una bella stretta, salda e forte come era abituata a fare, ma sentì che l’altra non ricambiava con lo stesso vigore. Per un secondo temette addirittura di averle fatto male, ma la Watson non apprezzava quel tipo di stretta di mano, perché secondo lei era un pessimo biglietto da visita ed effettivamente la conferma di quella primissima impressione non tardò ad arrivare.
    La ragazza dai capelli scuri cominciò subito a far sentire la specializzanda a disagio, rivolgendole appena la parola e riferendosi a lei come se non fosse presente, con termini davvero ridicoli. Lei non era una bambina, era una giovane donna, lavorava e viveva da sola, sapeva badare a se stesse e alle sorelle. Come a volersi difendere da quel tono così aggressivo, che le strinse lo stomaco in una morsa e provocò un’impennata del suo battito cardiaco, Alice fece lentamente scivolare la sua mano fredda in quella di Charles e fece sì che le dita si intrecciassero. Con quel gesto stava al contempo cercando conforto e marcando il proprio territorio, voleva dimostrare che, anche se non era una di quella cerchia di pomposi superficiali, lei “apparteneva” a Charles. Voleva credere che se lui l’aveva invitata lì era perché desiderava portarla nel proprio mondo. Se avesse voluto tenerla nascosta, avrebbe potuto evitare l’invito e chiederle di uscire un’altra sera, ma così non era stato e doveva pur voler dire qualcosa e sicuramente le parole di quell’estranea non dovevano avere effetto su quella sua convinzione.
    Era evidente che lei non appartenesse a quel mondo, ma farglielo notare in quel modo era davvero un colpo basso. Già solamente con la sua presenza Guinevere avrebbe potuto far sentire Alice fuori posto, vista la sua fisicità e il suo portamento, ma aveva deciso di aggiungere anche il veleno delle sue parole e lei non poté tollerarlo.

    Un anno e mezzo. rispose secca senza la minima esitazione.

    Cosa le era saltato in mente? Mentire in quel modo spudorato. Alice non sapeva nemmeno da quanto tempo fosse finita la loro storia, in ogni caso dai toni che avevano usato sembrava una cosa finita da un po’, ma che Guinevere non aveva ancora dimenticato. Portando poi la mano libera sul braccio di Charles di cui già teneva la mano, la Watson fece brillare alla luce uno dei suoi anelli, chiaramente apposta, in modo che la loro interlocutrice potesse notarlo. Quell’anello le era stato regalato dal padre per i suoi diciotto anni, era di sua nonna, ma non esitò un istante ad usarlo come allusione al fatto che glie lo avesse regalato Charles.

    Davvero? Siete stati insieme? aggiunse indurendo lo sguardo, ma rimanendo sorridente Non mi ricordo di aver mai sentito parlare di te... continuò stringendo gli occhi, come a voler ricordare le inesistenti conversazioni avute con Charles nel corso di quell’anno e mezzo di relazione appena inventata.

    I suoi occhi andarono a Charles, come a voler sostegno in quella farsa, in modo da far sentire la loro interlocutrice inopportuna a tal punto che se ne sarebbe andata da sola.

    Amore , non mi hai mai parlato di questa Signora ... disse guardandolo senza perdere quel suo sorriso apparentemente ingenuo e tranquillo.

    Chi l’avesse vista da fuori non avrebbe mai potuto sospettare l’agitazione che stava scuotendo Alice dentro, fino alle ossa. Quella farsa poteva anche sembrare ridicola, ma la Watson era stanca di sentirsi sempre fuori posto e fuori luogo, voleva godersi la serata e quella stangona imbalsamata si stava impegnando per rovinargliela. Per di più se i due si erano lasciati sicuramente c’era un motivo valido, che a lei non interessava e che non la riguardava, ma che non doveva influenzare quella serata.
    Oltre a questo, quei gesti e quelle parole apparentemente naturali la stavano davvero mettendo alla prova. Non sapeva fino a che punto sarebbe voluta arrivare con Charles, non le era chiaro nemmeno se quel flirt fosse serio o no, ma non le importava una zucca secca: lei non era la ragazza di rimpiazzo, lei era la ragazza che lui aveva voluto portare. Doveva pur voler dire qualcosa.
     
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    La mano di Alice era morbida. Aveva sentito le sue dita farsi strada nel suo palmo e così intrecciarsi con lui. Peccato che lo avesse fatto solo perché c'era Guinevere davanti a loro. Inizialmente pensava che quel tocco le serviva per farsi forza davanti alla sfacciataggine della sua ex ragazza, ma quando finalmente Alice prese parola, dovette ricredersi.
    Spostò il suo sguardo verso di lei con la sorpresa sul volto. Un anno e mezzo? La sua risposta era stata così sicura e veloce che non poteva non sembrare reale. Qualcuno qui è molto orgoglioso Pensò con un sorrisetto sulle labbra. Charles non era capace di essere così svelto nell'inventarsi le cose, forse era anche per quello che appariva così silenzioso e genuino, e quando la sua dama le rivolse quelle domande, lui non poté fare altro che alzare le spalle e sorriderle.
    Guinevere intanto sembrava spazientirsi sempre di più. Incrociò le braccia sotto il seno ed inclinò di poco la testa in avanti, squadrando la felice coppia da sotto le sopracciglia arcuate. Se Alice voleva rovinarle la serata, ci stava riuscendo. Ma Guinevere aveva un'ultima carta da giocare.
    Signorina... corresse per poi sciogliere le braccia. Siete una bella coppia davvero. Sono contenta, Campione. Ti serviva la caduta della tua carriera per poterla trovare.
    Charles spostò gli occhi da Alice per guardare la vipera di fronte a loro. La sua espressione era seria. Campione. Nessuno lo chiamava così a parte Guinevere e nessuno la aveva mai sentita appellarlo in quel modo in pubblico. Glielo diceva solo ed esclusivamente in intimità. La cosa lo fece infuriare, ma sperò che la sua nuova finta ragazza non ci avesse dato peso.
    Altrimenti non l'avresti mai notata. Eppure. In qualche modo, aveva ragione e Guinevere diede un'ultima e secca verità che tutti avevano pensato, ma che nessuno a parte lei avrebbe detto ad alta voce. Si rivolse direttamente ad Alice
    Sei il premio del suo fallimento. Aveva detto tutto questo con il sorriso e Charles avrebbe voluto dirle tutte le cose che la avrebbero ferita per farla smettere di sentirsi superiore a tutti, ma lui era un signore.

    Lasciò la mano di Alice per poi portarla dietro la sua schiena ed arrivare a cingerle il fianco, tirandola ancora più a se. Puntò gli occhi su Guinevere e con un sorriso dolce sulle labbra disse qualcosa che avrebbe voluto dire alla sua compagna in una situazione ben diversa.
    Se potessi tornare indietro nel tempo, mi ubriacherei cento volte di più per avere la sicurezza di perdere tutto quello che avevo per poter conoscere Alice.
    E' stato un piacere rivedersi Guinevere
    Detto questo, non diede tempo di rispondere per poi allontanarsi con la sua amica verso il tavolo del buffet
     
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    Le frecciate che la Specializzanda aveva lanciato avevano colto nel segno, purtroppo però la reazione della sua interlocutrice fu più violenta di quanto Alice si aspettasse. Non bisogna mai sottovalutare una fiera ferita, può diventare molto pericolosa, infatti Guinevere inanellò poche parole, ma ottenne la massima resa.

    Sentendosi rispondere a quel modo Alice schiuse le labbra e sentì il sangue salirle al viso, la mano che era appoggiata al braccio di Charles si staccò per chiudersi in un pungo con l’indice teso che la ragazza stava per puntare dritto al viso di quella strega mascherata da essere umano. Se solo la sua lingua avesse avuto la possibilità di esprimere ciò che la sua mente stava partorendo, probabilmente la Watson avrebbe spaventato a morte il Medimago che l’accompagnava, perché gli avrebbe mostrato un lato di lei davvero poco pacato ed educato.

    Senti... stava già apprestandosi a rispondere in difesa del suo cavaliere, ma Guinevere disse una cosa che la ferì, davvero, nel profondo, andando a toccare quei pensieri che così insistentemente cercavano di farsi strada e che lei cercava di soffocare.

    Per fortuna intervenne Charles a sedare immediatamente quello che poteva essere il preludio a una rissa, dicendo a sua volta una serie di cose che finirono per mandare ancora più in confusione la Watson.
    Sentendosi trascinata via da quel punto della Sala, senza aver avuto possibilità di ribattere a tono, Alice guardò confusa Charles. Che fosse vero?
    Che lei avesse avuto quella possibilità solo perché lui non era più famoso, era chiaro e palese. Insomma si erano incontrati al Misurino, quando mai un giocatore di Quidditch in carriera si abbassa a fare spese a Diagon Alley da solo, questo non poteva negarlo. Poi lui era evidentemente abituato ad un altro tipo di bellezza, sicuramente non la sua, quindi anche ammesso che si fossero incontrati probabilmente lei sarebbe stata trasparente ai suoi occhi, così come lui sarebbe risultato spocchioso ed antipatico a lei, viste le sue frequentazioni.
    Ma poteva essere mai vero quello che lui aveva detto poi? Che avrebbe volentieri rifatto tutto quello che aveva fatto pur di conoscerla?
    Un groviglio di pensieri e agitazione le salì su fino alla gola. Non sapeva se ridere o piangere di quanto appena accaduto, il suo coraggio e la sua risolutezza erano già venute meno visto lo scambio così accesso. In quella stanza erano volate coltellate, non parole.

    Adorabile... disse con una punta di sarcasmo, inghiottendo tutto quello che avrebbe voluto dire in realtà Immagino non vi siate lasciati bene... anche se questo non la giustifica da essere una stronza spocchiosa. fece una piccola pausa, poi gli rivolse un sorriso sghembo e imbarazzato e aggiunse Scusami.

    Fece una breve pausa in cui cercò di guardarsi intorno per non puntare i suoi occhi dritti in quelli di Charles, non sapeva come avrebbe reagito altrimenti.

    Volevo zittirla e credo di aver esagerato. Mi dispiace di aver detto quelle cose in quel modo... non che non le pensasse, cioè non tutte almeno Non volevo metterti a disagio, non so nemmeno in veste di cosa mi hai portato qui, quindi é stato davvero troppo spacciarmi per la tua fidanzata...

    Che poi, cosa erano loro due?

    In realtà la frase continuò esattamente con quella domanda nei suoi pensieri, ma non disse altro ad alta voce, sperando che Charles dicesse a sua volta qualcosa per chiarire un po’ la confusione che aveva in testa Alice.
    Ci fu una breve pausa di silenzio in cui la specializzanda attese che il suo accompagnatore dicesse qualcosa, ma si rese conto che forse avrebbe dovuto stemperare quell’atmosfera che si era creata, non sapeva nemmeno bene lei se era tesa in senso negativo o positivo, ma la doveva stemperare.

    Bene sbottò di colpo E ora andiamo a cercare qualcuno che mi racconti storie imbarazzanti su di te, non sono mica venuta qui per divertirmi, sono in missione per scoprire chi sei Charles Moore. disse e rise, nella speranza che gli amici del Medimago non fossero tutti come quella appena incontrata.

    Cominciò a guardarsi intorno in cerca di qualche persona che, nel suo immaginario, avesse l’aspetto di un giocatore di Quidditch. Non dovette vagare più di tanto, perché la sua attenzione venne catturata dopo poco da un gruppo di ragazzi casinari intenti a farsi degli shot a non troppa distanza da dove l’aveva condotta il Medimago.

    Scommetto che quelli sono i tuoi ex compagni di squadra. disse divertita, per poi partire il loro direzione afferrando di nuovo la mano di Charles.

    Aveva bisogno di mandare giù qualcosa per eliminare l’agitazione che stava cercando di prendere possesso del suo corpo. Acqua, vino, succo di zucca, vodka, non le poteva importare di meno, purché le permettesse di prendersi una pausa dal suo straparlare confuso.
     
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    La vide a disagio. Più di quanto avesse voluto. Forse anche quello che lui aveva detto era stato troppo. Si disse che la situazione lo prevedeva, ma in quel momento, quando lei si scusò con lui, si pentì di ciò che aveva detto a Guinevere. Non avrebbe dovuto partorire una frase del genere così. Poteva sembrare una sciocchezza detta per fare ingelosire la sua ex, poteva essere una confessione snocciolata per mancanza di coraggio, o poteva essere, e lo era, la verità uscita con il tempismo sbagliato.
    Smise di sorridere. Alice stava di nuovo straparlando in modo agitato. Forse come primo appuntamento non avrebbe dovuto portarla in una festa del genere, ma che aveva in mente. Non era la ragazza, ma si atteggiava come se fosse sua. Avrebbe dovuto fare un passo indietro e ricominciare.
    Mi dispiace... non credevo che sarebbe venuta, sa essere veramente cattiva certe volte. E non ti preoccupare, hai fatto bene, io non sono capace di risponderle a tono.

    Quando gli disse che voleva conoscere il vero Charles, non poteva che trovarsi nel posto giusto. Charles non si vergognava di ciò che era e di cosa era stato quando giocava. Non ne andava fiero, soprattutto con la sua piccola ma non trascurabile dipendenza da Alcol.
    Seguì Alice verso il gruppo di amici, aveva scommesso bene, erano i suoi compagni, quelli più affiatati della squadra. Una volta vicino a loro, tutti cominciarono a chiamare Charles in coro, presentandosi a quella che sembrava proprio la sua nuova ragazza. Tanti nomi famosi che forse lei poteva già aver sentito. Subito Cameron portò loro due shot da color arancione brillante con dei brillantini argentati. Vago richiamo alla loro squadra. Sempre lui gridò, invocando un brindisi Ad Alice e Charles! Guinevere da lontano lanciava occhiatacce a quel gruppo.
    Charles alzò il bicchierino e guardò Alice mimando con le labbra una scusa da parte di Cameron.
    Buttò giù quel liquido alcolico che aveva fatto storcere il naso a tutti, ma su di lui sembrava acqua. Non perché non sentisse quanto era forte della miscela arancio argento, ma perché Charles non faceva mai smorfie, era poco elegante. Rifiutò il secondo giro, ma uno di quei ragazzi si avvicinò ad Alice e le riempì di nuovo il bicchierino.
    Guardò Alice, non sembrava giudicarla, se voleva prendersi una solenne sbronza, chi era lui per impedirle di farlo? Di certo, sarebbe rimasto lucido per lei. Le sorrideva e scambiava battute con i suoi amici che lo prendevano in giro per la sua nuova professione. Da giocatore professionista a specializzando medimago? impossibile non dire niente. Quei ragazzi erano già tutti brilli e sembravano essere ben disposti a fare di Charles il loro zimbello se solo Alice gli avesse dato il via. Di storie ne avevano e lui avrebbe affrontato tutto con coraggio e testa alta

     
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    L’intuizione di Alice era stata corretta, appena i due entrarono nel campo visivo del gruppo di giocatori, vennero travolti immediatamente dalla loro allegria, data sicuramente dall’alcool e dalla situazione. Sei diversi ragazzi si presentarono ad Alice che cominciò subito a confonderne i nomi, visto il suo scarso interesse per lo sport e l’agitazione diffusa che provava in quel contesto. Quelli, di rimando, sembrarono non prendersela troppo, anzi presero a ridere e a versarle lo stesso liquore che stavano bevendo loro. Dopo il primo shot, glie ne versarono immediatamente un secondo e Alice si trovò trascinata in quel momento goliardico come se fosse in un certo senso un membro acquisito della squadra. Presa dal momento di ilarità generale, cominciò a chiedere informazioni sul suo accompagnatore, guardando Charles con un sorrisetto furbo e compiaciuto.
    Il primo a risponderle fu quello che sembrava il più “anziano”, o comunque quello che era in squadra da più tempo, che dimostrava al massimo dieci anni in più del Medimago. Timothy, questo il suo nome, oltre a sembrare il più anziano sembrava anche quello più avanti nel processo per prendersi una sana sbronza.

    Carissima ragazza disse mettendole un braccio intorno alle spalle e attaccando a ridere senza aver nemmeno cominciato a raccontare la storia Tu vedi Charles così tutto impettito, ma quando é entrato in squadra era un cucciolone cominciò Lo dovevi vedere il primo giorno, quando si é presentato con la felpetta della squadra comprata da fan, con gli autografi di alcuni giocatori ormai fuori dal giro raccontò per poi scoppiare a ridere e dirigersi verso Charles e dargli un’energia pacca sulle spalle Ti sei rovinato sul crescere Moore, con questi baffoni da ragazzo serio... gli disse Ti ricordi quella volta che ti abbiamo sfidato a provarci con quella bella donna fuori dagli spogliatoi? gli chiese e più di uno di loro scoppiò in una fragorosa risata, Timothy tornò poi a rivolgere l’attenzione ad Alice che già ridacchiava compiaciuta Indovina chi era, se sbagli ti tocca bere... propose.

    Uno del gruppo le riempì il bicchierino per una terza volta, rovesciandole parte del contenuto sulle dita.

    Non lo so....Sua madre? buttò lì Alice non sapendo cosa rispondere e ipotizzando che la mamma di Moore fosse una bella donna, piuttosto giovanile.

    No! esplose Timothy ridendo Prima bevi e poi ti dico chi era... la incalzò e dietro tutti i presenti presero a loro volta a dire in coro Giù! Giù! Giù! Giù! Giù!

    La Watson bevve in un sorso il liquore arancione come richiesto dalla “scommessa”, ma poi pretese di avere le informazioni che aveva richiesto.

    Era la nuova moglie del coach! esclamò l’uomo e ricominciò a ridere svogliatamente con gli altri giocatori.

    La specializzanda si unì alle risate generali, quei tre shot, bevuti a stomaco vuoto, già cominciavano ad avere effetto. A parte la sensazione di calore iniziale, ora Alice sentiva anche una certa allegria, la testa piano piano si alleggeriva dei pensieri che fino ad allora l’avevano affollata e cominciò a sentirsi più rilassata. La Watson non era mai stata una gran bevitrice, ma reggeva piuttosto bene quando le era capitato di bere più di un bicchiere di vino. Probabilmente, quella di bere senza mangiare nulla prima non era stata la più brillante delle sue idee, ma non aveva avuto modo di fare diversamente. In ogni caso comunque la sua intenzione non era quella di ubriacarsi, ma lasciarsi un po’ andare sicuramente sì.

    Una donna si avvicinò al gruppetto, una bella ragazza con i capelli nocciola, più o meno dell’età di Charles. Quella puntò dritta a Timothy, che la prese per mano e le fece fare una piroetta, poi la presentò agli ultimi due arrivati.

    Ragazzi questa fata é mia moglie Sophia. disse e quella rispose a tutti con un cenno della mano.

    Ora che la donna era girata verso di loro, Alice notò la piccola pancia che si intravedeva dal vestito azzurro cielo che indossava. Forse notando il suo sguardo, forse perché lo avrebbe detto comunque, Timothy si rivolse a Charles.

    Ooooooh Moore! Tu non lo sapevi! Stiamo aspettando un piccolo giocatore di Quidditch! disse sprizzando gioia da tutti i pori, ma venne prontamente interrotto dalla sua compagna che, sorridendo, aggiunse subito Oppure una piccola e tranquilla impiegata per il Ministero della Magia lo corresse guardandolo con uno sguardo di finto rimprovero Non lo sappiamo ancora... aggiunse Per stasera facciamo basta bevute? Vieni a ballare con me? gli chiese poi tirandolo leggermente per un braccio.

    Queste donne... disse facendo l’occhiolino a Charles mentre si allontanava trascinato dalla moglie.
     
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